Sorpresa estiva!!


Perdonerete certamente se il telaio non è stato ancora pulito da polvere ed altro, ma…. anche questa è storia!!

Fabio ha ritrovato in soffitta questa “macchinina” di cui ricordava di aver corso negli anni ’60, ma non ricordava bene marca e tipo.
Qualche particolare me la fa accostare alla Mini Dream 1:32 che già possiedo e Borzani, lapidario, ci riprende: “Ma non vedete che è una MiniB? C’è scritto sotto…..”

Curiosa la tecnologia dell’epoca:
– l’anteriore ha le ruote basculanti montate su telaietto , imperniato longitudinalmente; il supporto pick-up è libero di scendere, come usava anni fa nel metallo (cosiddetto “drop arm”)

– il posteriore ha un particolare snodo con perno tra il motore e l’asse posteriore, che consente alle ruote di scendere verso il basso

In pratica, alzando i fianchi, le ruote posteriori ed il pick-up seguono la pista.

Tralasciamo la carrozzeria, che come estetica lascia a desiderare (fu anche questo causa del crollo del “ciclo dei ’60 slottistici”?).

Da consultazione con le “enciclopediedelloslotviventi”, ovvero Lucio e Marco “Slotzilla”, alcuni cenni storici:
la marca Mini Dream nacque nel 1967 in Lombardia (ricordo sulla confezione della 1:32 Trezzano sul Naviglio), che doveva scontrarsi con il boom del periodo della “Cuca” Cox; nel 1968 nacque la Mini B, evoluzione della A per avere il “drop arm” anteriore.
Marco precisa che il colore delle Mini B dovrebbe essere azzurrato, mentre questa è colore alluminio: che sia una A “evoluzione”?

In buona sostanza, se vi trovate nei paraggi e volete fare due giri da noi a la Spezia, guardate bene in soffitta…… IL MIO MUSEO VI ASPETTA!!!!!

Emilio

Riguardo

BICI, AUTO, MOTO E.... SLOT

24 commenti su “Sorpresa estiva!!

  1. viste le foto, occorre fare qualche precisazione: ovviamente il telaio è un Mini B ed erano sia in alluminio “naturale” che anodizzato blu o rosso e forse anche di altri colori. La culla è del tipo largo, che non consentiva l’uso delle gomme “superlarghe”, quindi potrebbe trattarsi di un modello delle prime serie o di un mix tra telai diversi.
    La carrozzeria invece è una Mini C, non riproducente ma senz’altro meglio della Mini B che era una simil-Chaparral 2F senza alettone.
    Il pezzo di gran lunga migliore della macchina è il motore: un D26 elaborato Squit Tuning che dovrebbe superare i 100.000 giri e qui “qualcuno” potrebbe raccontarci qualcosa in più.

    Per gli interessati alle vintage, aggiungo che fra non molto saranno disponibili le repliche di alcune delle più memorabili carrozzerie slot 1/24 degli anni 60, come la Mini Can-Am, la Unicar Barchetta ed altre.

    ciao

    • Avevo sentito anche che esistevano delle “repliche” delle Cucaracha Cox, è vero?

      Emilio

      • si, è vero, qualche slottista di buona volontà le ha rifatte in vac-u-form con risultati molto interessanti. Forse “Ducati” potrà darci qualche dritta per sapere dove acquistarle.

    • Ho montato con l’aiuto dell’amico Noviello ,delle gomme in spugna Koford su cerchi originali, su un telaio identico(mini B).
      Ebbene, sulla pista Tecnoslot del Vrslot, la vetturetta letteralmente decolla in uscita dalle curve, ed ho dovuto mettere una tonnellata di piombo sullo snodo per tenere il pick-up in sede.Pensate che il D26 montato ha “solo” 68.000 giri! Ehehehe!!
      Marco

    • solo la rarisssima MINI C aveva il telaio anodizzato rosso tutti professori ,studenti pochi.rivolgetevi al re dell 1 24 ciaoooo marco venturi slot-car-king vintage ebay scuderia squit tuning roma 1966 slot saluti

  2. Veramente splendida la sorpresa e le foto !!
    Immagino che Lucio si riferisca allo scambio di posts sul subforo “thingies” di SlotForum – moderato da Edo Bertoglio (Ducati qui) – anzi, a nome suo, possiamo ripostare le foto, please ?

    Per reciprocare, se qualcuno vuole sapere come erano le piste all’epoca d’oro dello slot, guardate qui :

    http://www.slotforum.com/forums/index.php?showtopic=17245&st=90

    (posts 93 e 97) – questa era solo una delle 4 piste commerciali di Roma !!

    Quanto al motore, è un nostro (di Enrico Colonna e mio ) 26D “clienti” – ma certamente faceva meno dei 104,000 giri del 16D “ufficiale”

    La cosa un po’ imbarazzante è che non ci ricordiamo (Enrico, io, Giorgio Mendicini che era uno dei nostri piloti) più tanto dell’epoca – anzi Emilio/Claudio, potreste chieder al vostro amico cosa sa lui ?

    Beppe

    • Ecco un ritaglio di Autosprint del 1967 con un’altra pista romana, identica ad una che c’era a Trieste

      piste come questa erano il teatro ideale per le sfide tra Mini A, B ecc ecc…

  3. Emilio con la sua “sorpresa estiva” ha fatto riaffiorare nella mia mente ricordi legati ad una fase slottistica che ho ancora molto nitida nella mente.
    In particolare la scritta Squit Tuning sul motore che equipaggia il “Piccolo mostro” mi ha riportato ad una domenica di quasi quaranta anni fa, a tempi, parlo della fine degli anni sessanta, nei quali le cronache delle gare Slot le leggevi su Autosprint.
    Per me, allora quasi un ragazzino, era un mondo magico!
    Il “Micro Racing Model Car” (quello della foto proposta da Lucio) aveva organizzato una gara “open” dove si erano iscritti diversi dei conosciutissimi Big dello Slot di allora.
    Mio fratello Sandro ed io avevamo a disposizione due Russkit, equipaggiate come era uso a quel tempo con gomme Riggen, motore D26 e carrozzeria Chaparral. Il mio motore, ovviamente riavvolto, fischiava allegramente e spingeva in modo soddisfacente per gli standard dell’epoca. Quello che però era veramente impressionante era il motore della macchina di Sandro. Mio fratello, allora quattordicenne, aveva montato un D26 originale della Classic. La cosa che rasentava l’assurdità era che Sandro, completamente a digiuno di cose tecniche, aveva abbinato a questo motore un mostruoso pignone da sedici denti! Se consideriamo che il rapporto allora canonico era il 12/44 vi lascio immaginare il mio sarcasmo quando glielo ho visto montare. E invece, incredibile ma vero, la sua macchina volava. Era la macchina più veloce mai vista al “Micro Racing Model Car” fino a quel momento.
    La mattina della gara per me e mio fratello c’è stato comunque da risolvere un tragico dilemma, la tassa di iscrizione più alta di quanto avessimo preventivato non ci permetteva di correre entrambi.
    Visto l’alto numero di partecipanti dalla direzione venne presa la decisione di sdoppiare la gara, la mattina gli Juniores, il pomeriggio i Big.
    Quasi con le lacrime agli occhi ho lasciato che Sandro si giocasse la sue carte nella gara del mattino.
    Al momento non ricordo come si siano svolte le qualificazioni, sta di fatto che nella finale Sandro c’era e partiva in una delle corsie centrali.
    Lo schieramento era composto da sette Russkit con il loro canonico D26 e da una Cucaracia (il mitico modello della Cox in una delle sue prime apparizioni) equipaggiato con il D16, un motore che in quel periodo era andato in disuso travolto dal più performante D26, a guidarla un ragazzetto dall’aria spaesata che non avevo mai visto, un certo De Maria.
    La partenza l’ho ancora negli occhi, la macchina di Sandro in fondo al primo rettilineo aveva più di un metro su tutti. Un’altra cosa che ho subito notato però è stato che De Maria, nonostante il suo motore all’apparenza “datato”, alla fine del dritto era secondo.
    Nel misto, grazie al baricentro molto più basso, la Cuca riusciva a riportarsi sotto per poi, nuovamente sul dritto, subire il miracoloso allungo del D26 di Sandro.
    L’appassionante duello non è pero durato a lungo, sedici denti erano evidentemente troppi. Dopo neanche dieci minuti il motorone ha cominciato a scaldarsi e a perdere potenza vistosamente. A 72 giri ha esalato l’ultimo respiro.
    De Maria si è involato e ha vinto a mani basse.
    Il ragazzetto, dall’aria in verità un po meno spaesata, si è presentato anche alla partenza della gara della sera, quella dei Big, e volete sapere come è finita? Anche questa volta, con la sua Cuca dalla carrozzeria arancione immacolata e con il suo D16, ha travolto tutti con estrema facilità.
    Di quelle due cavalcate solitarie se ne è parlato a lungo con discussioni e ipotesi a non finire.
    C’era chi parlava di collettore d’oro, chi di carboncini d’argento (li ho personalmente sperimentati con esiti disastrosi per l’integrità del collettore), in realta nessuno è stato in grado di dare una spiegazione certa alle fenomenali prestazioni di quel D16.
    Quel giorno di tanti anni fa ho assistito all’esordio del mitico “Squit Tuning” ufficiale, quello di cui accenna Beppe nel suo intervento.
    Poi, sull’onda del successo, sono usciti i motori “Squit Tuning” per i clienti, degli onesti D26 modificati accorciando l’indotto originale in modo da ottenere più giri. La coppia era comunque assicurata dal grosso diametro dell’indotto.
    A posteriori, dopo diverso tempo, una idea su cosa permettesse a quel mitico motore di spingere a quel modo me la sono fatta, non voglio però, addentrandomi in cose tecniche, guastare quell’alone di leggenda che, per noi vecchi slottisti, ha da allora ha accompagnato il mitico ”Uccelletto Tonante”.
    Mi sono fatto prendere dai ricordi e vi ho certamente annoiato, scusatemi

    Ciao, Sergio

    • No caro Sergio!!
      Al contrario!!
      Complimneti x come…dopo soli 40 anni…(!!!!!),ricordi ancora tutto così bene!!
      Evidentemente la tua passione per lo slot è davvero tantissima!!
      A presto,Van BOFFEN

    • il motore non e uno squit tuning ufficiale in quanto i veri erano avvolti con filo d argento,ho sia il modello completo che il famoso bilanciatore dinamico squit che enrico colonna mi dono,presto li vedrete sul mio libro bibbia sullo slot in italia ciaooooo marco venturi

  4. Dunque,dopo aver visto le foto realizzo la situazione e rimettendo in funzione la memoria ,aggiungo alcune note al preciso commento di Lucio.In effetti la Mini Dream commercializzò i primi esemplari di Mini B, solo aggiungendo lo snodo del pick-up con perno sul assale anteriore,al vecchio telaio MiniA.Dopo pochi mesi uscì la versione definitiva con telaio un pò più robusto, colore blù anodizzato.
    Bisogna comunque aggiungere che, all’epoca,restava più performante il telaio MiniA con il cosidetto “snodo Pizzi” che in pratica snodava il telaio davanti al motore,assale anteriore compreso.Il telaio colore rosso anodizzato è invece esclusivamente il Mini C.Anche la carrozzeria è una di transizione,era in dotazione sugli ultimi esemplari di Mini B ed i primi di MiniC.La versione definitiva sui Mini C era una carrozzeria scoperta derivata dalle Chaparral 2 E e 2 G che correveno nel campionato Can-Am nel’66-’67.
    All’epoca comprai un D 26 Squit Tuning a Roma in una sala corse della capitale,ma posso dire che,pur dotato di ottima coppia ,i 100.000 giri accreditati erano lontanissimi.
    In ogni città dove c’era una pista,comunque, c’erano specialisti che elaboravano i motori con prestazioni più o meno alte, e che vendevano a terzi gli esemplari meno performanti e conservavano per uso proprio quelli che “urlavano “di più.
    Emilio,se ti servono, corone, assali(non arruginiti).e pezzi Mini Dream dell’epoca fammi sapere,ne ho due cassette piene.
    Ciao
    Marco

    • Ho il mio vecchio Mini Can Am 1:32 che manca della carrozzeria originale ed il telaio di plastica arancione che avevo modificato con lo snodo imperniato tra motore e asse post, anzichè ruotare come da scatola sulla boccola di plastica dell’asse post.
      Alla prima occasione ci vediamo!!!

      Emilio

    • Sergio
      non ci hai annoiato per niente! Anzi sarebbe bello che tu (ed altri ) ci raccontassi di piu’ di quei tempi. Se poi tu potessi farlo in inglese su Slotforum dove abbiamo un sub-forum dedicato alle “Thingies” (italiane e non) sarebbe il massimo!
      Se vai qui trovi un tesoro di informazioni e foto al riguardo:
      http://www.slotforum.com/forums/index.php?showforum=55
      Saluti
      Edo
      PS Marco, per favore, potresti contattarmi al riguardo dei pezzi Mini Dream che hai? Grazie.

    • Come ho detto sopra, il nostro 26D non è mai stato accreditato a 100,000 giri – era il 16D delle macchine “ufficiali” (che tra l’altro girava su cuscinetti a sfere speciali, quelli dei trapani da dentista) che ne faceva 104,000 a vuoto
      Tra l’altro il buon 26D, con gli pseudo cuscinetti che si ritrovava, avrebbe tranciato l’asse….

      Quanto alla pratica notoria di rifilare ai polli i motori meno riusciti, noi non lo facevamo proprio perché usavamo il 16D – così delicato e caro che era impensabile venderlo

      Beppe

    • Comprai una Mini Dream che ero bambino, forse non avevo ancora 10 anni. Non ricordo molto, neppure l’anno, ma certamente la corona non aveva il filetto nel foro del grano e un amico di mio nonno filettò il foro per me. Le ruote erano di plastica arancione, così come parte del telaio.
      Ovviamente la mia pista era una Polistil che girava sul tavolo di casa o sul pavimento dei nonni, quindi le prestazioni mirabilanti che mi erano state descritte dal negoziante non riuscii mai a vederle…
      Per nulla soddisfatto della carrozzeria (che se non ricordo male era un termoformato trasparente), smontai un die cast di una mitica F1 Ferrari 312 B (probabilmente Polistil) e riuscii ad assemblare carrozzeria (in metallo!) e telaio e a percorrere alcuni giri. Ricordo bene la grandissima felicità provata nel vedere il mio ‘kit artigianale’, tenuto assieme con un bastoncino di legno e un paio di viti, muoversi lentamente sulla pista e percorrere alcuni giri. Ho ancora l’immagine della macchinina impressa nella memoria.

      Maurizio

      • Vuoi dire che la prima “Slot.it” aveva la carrozzeria in metallo ?!?!?!?!?!
        All’anima della cura dei particolari!!!!!!
        🙂

        Emilio

  5. Fabio mi chiede di segnalarVi che lui girava sulla pista in legno di Via Turatti a Roma, se c’è qualche superstite e se questo ha dei ricordi in proposito.

    Emilio

    • Splendido, un’altra pista che non mi ricordo 🙁

      La prima era in Piazza Pio XI, poi Via Rubicone, Via Tuscolana – Moggi (a Piazzale Clodio ?) dimenticata…

      Pure sulla nostra gara di esordio : io avrei giurato che la macchina era una Russkit Carrera, Enrico Colonna conferma la Cuca ma dice che era a Via Rubicone…

      L’unica soluzione sarebbe che Lucio spulciasse la sua collezione di Auto Sprint – o sennò mi toccherà andarlo a trovare a Trieste

      Beppe

      • stai pure a casa: non ho trovato niente, ma, come ti dicevo tempo addietro, non ho tutta la collezione di AS

  6. Della cronaca della gara sopra raccontata ho a lungo conservato un ritaglio di Autosprint (all’epoca in formato tabloid). Purtroppo non riesco più a trovare quel pezzo di carta, peccato.
    Il Micro Racing Model Car di via Trionfale a Roma è stato inaugurato l’estate del 1967.
    Due, tre mesi prima, i primi di giugno dello stesso anno misi per la prima volta piede in una sala corse slot, era il locale mitico (il primo in Italia) di Piazza Pio XI. Ho ancora impresso nella retina l’effetto d’insieme di quando ho varcato quella soglia!
    Subito dopo quell’unica visita partii per le solite vacanze. All’epoca si usava molto più di adesso mandare i ragazzi a trascorrere lunghi periodi dai parenti nei paesi di origine.
    Dalle letture estive di Autosprint appresi tutto quello che c’era da sapere sullo Slot. Leggevo e rileggevo le cronache delle gare, con le foto delle macchine sponsorizzate da Nozzoli, da Giorni, di quelle bianche dello squadrone di Autosprint con gli imbattibili Bacigalupi, Marani, Pinna. Mi studiavo i commenti tecnici, e sognavo. Dovevo entrare anche io in quel mondo, a tutti i costi!
    Già, i costi. Sempre dalle mie letture avevo appreso che per una Porsche Carrera della Russkit, il modello che andava per la maggiore, il prezzo da pagare era 10.800 lire, una cifra enorme, specialmente per me.
    Ho praticamente crocifisso per tutta l’estate zia Giuseppina, la sorella di Papà. La mattina della partenza la poveretta, con la raccomandandozione di spenderle bene, mi mise in mano diecimila lire.
    A Roma la sorpresa: a cento metri da casa mia avevano aperto il Micro Racing Model Car. Locale stupendo con all’interno due piste, un negozio e un bar. Per me è stato il segno che Dio esiste!!!
    Con il cuore a mille, mi sono avvicinato al bancone con le mie diecimilaottocento lire.
    Piccolo contrattempo, la scatola contenente tutte le parti utili ad assemblare la mitica Porsche della Russkit nel frattempo era lievitata a dodicimila lire.
    Il giorno dopo, visto l’esito negativo di ogni tipo di approccio in materia monetaria con i miei genitori, ho preso la decisione suprema: la vendita del mio bene più prezioso, la collezione dei giornaletti di Michel Vaillant.
    Di nuovo davanti al bancone con le tre banconote strette in mano ho dovuto toccare ancora con mano quanto siano impervie le vie per il Paradiso: l’ultima Porsche era stata nel frattempo venduta, di Russkit erano rimaste solo le Lotus (non ricordo che numero di modello).
    E un po bruttina con quella forma e quel colore verde cupo, ma fa niente, la prendo!!!
    Era il mese di settembre del ’67, esattamente 39 anni fa!!!

    Poi sono arrivati altri modelli, la Cucaracia che ha fatto diventare vecchie le Russkit, poi il sidewinder si e preso la rivincita grazie al telaio in plastica della tedesca Carrera.
    Nel frattempo, non che fosse passato tantissimo tempo, era iniziato il declino con le sale che progressivamente si svuotavano.
    Triste fase che ha comunque visto l’avvento di interessanti realizzazioni come le Mini Dream, A e poi B, con i loro geniali snodi.
    Dall’America anche una importantissima novità: dalla Campion dei magneti molto più potenti di quelli in uso fino a quel momento.
    Quando li ho montati su un mio D16 ho inevitabilmente ripensato allo Squit Tuning di quel ragazzetto dall’aria spaesata di cui ho raccontato sopra: fossero stati un paio di magneti di questo tipo (appositamente arrivati dagli States) il vero segreto di quel leggendario motore?

    Oramai siamo certamente alle ondate di suicidi di massa, è meglio chiudere qui,
    ciao Sergio

    • “fossero stati un paio di magneti di questo tipo (appositamente arrivati dagli States) il vero segreto di quel leggendario motore?”

      Elementare, Watson ! In effetti, credo che la conoscenza dell’inglese e conseguente possibilità di ordinare materiale in America siano stati il mio contributo principale allo Squit

      Questo, e gli articoli che scrivevo come “ghost writer” per Carlo Micci, il corrispondente romano di AutoSprint – come vedi, il conflitto di interessi non lo ha inventato il Berlusca :-))

      Quanto ai carboncini, noi li abbiano provati d’ORO (fatti e prestati da un amico gioielliere) – con gli stessi risultati tuoi….

      Ah, assieme alla mia pista speciale preparati al ritorno del Sorcio Rampante – che, appunto, si chiamerà Squit Redux

      Ciao / Beppe

      • Allo Slot Club Carli 19, come ben sai c’è una categoria dove il motore è libero. Puoi approfittare di questa opportunità per testare il nuovo Squit.
        Anzi, dato che all’inizio del nuovo anno organizzeremo la nuova edizione dello “Speed Contest”, potresti allestire una squadra ufficiale per un lancio in grande stile del Sorcio Rampante.

        Ciao, Sergio

        Ps- Evidentemente invece il mio inglese lascia un poco a desiderare, sopra ho scritto “Campion” senza l’h.

        • Beh no, i tempi sono cambiati e spazio per motori tirati non ne vedo – al massimo, qualche affinamento al Proslot Euro

          Ancor piu’ nel digitale, dove quello che serve e’ la morbidezza della risposta

          Quindi molto piu’ modestamente si tratta di un onesto clone FK chiuso, 21k – da usare con la parte in plastica del telaio TSRF come “universale” sia per le macchine a noleggio che per l’entry level

          E’ possibile che la nuova pista torni al Carli tra un mesetto prima di passare ai bowlings, mi dirai…

          Ciao / Beppe

    • Mi hai fatto venire i brividi,ti ringrazio.Mi hai ricordato la mia storia simile alla tua,io non avevo convinto mio padre e cosi’ non comprai il porsche perche’ mi ci volevano 6500 che non avevo.Pensa che l’auto era pure usata!!!
      Poi pero’ fui molto fortunato ,un amico stanco di correre mi diede qualche tempo piu’ in la addirittura il “cuca” e li impazzii di gioia,cominciai a riavvolgere il mio d26 tante di quelle volte…
      Ero a Roma allora ora vivo in sicilia
      e nel mio quartiere apri’ il mini motor club,stavo tutti i pomeriggi li’.
      Che impressione mi fece vedere la pista del Trionfale che belle quelle sale americaneggianti,Che nostalgia .Per la prossima occasione pubblichero foto del mio cuca e replica artigianale autocostruita.

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