Abarth 1000 TCR scala 1/24 BRM e TTS

Il mostro della pista

La FIAT ABARTH 1000 GRUPPO 2 del 1970 è la massima evoluzione di una lunga storia fatta di vittorie a ripetizione.
Un\’intuizione geniale che portò Abarth a diventare una sorta di squadra corse Fiat, fino all\’acquisizione finale nel 1971.

Dopo le NSU TT, Simca 1000 e Renault R8 Gordini, è il momento della più vincente berlina turismo degli anni d\’oro dell\’automobilismo.

La FIAT ABARTH 1000 BERLINA GRUPPO 2 1970, altrimenti detta TCR (“R” sta per “testata radiale”), è un’automobile straordinaria, nata in un momento magico per l’automobilismo italiano.
Ancora oggi stupisce, affascina e indica una via da seguire.

La piccola “belva” è l\’interpretazione più evoluta e sorprendente della Fiat 600, un\’utilitaria concepita nel 1955 per un uso lontano mille miglia dalle competizioni: proprio nella Mille Miglia, invece, debuttò la prima 600 trasformata dal magico tocco di Carlo Abarth.

Il “Mago”, con le sue elaborazioni, lanciò l\’idea meravigliosa di democratizzare lo sport automobilistico e di dare dignità agli utenti delle utilitarie, regalandogli un pizzico di sportività.
La Fiat Abarth 1000 berlina Gr. 2 del 1970 fu l’ultimo e più inatteso stadio dello sviluppo di un’idea che in poco più di un decennio fece aumentare la potenza della Fiat 600 dagli originali 21,5 a 95 CV; e la velocità a più del doppio: da 95 km/h scarsi a oltre 200 km/h.

Velocità alla portata, in quell’epoca, soltanto delle “supercar” e che ancora oggi costituiscono un dato di tutto rispetto per un’utilitaria sportiva, soprattutto considerando l’assenza degli aiuti elettronici, del turbo e delle ormai imperanti distribuzioni con 16 valvole: anzi, addirittura, con l’arcaico sistema della distribuzione con aste e bilancieri, estinto ormai anche nei trattori.
Nell’eccezionale quadro prestazionale della 1000 berlina Gr. 2/70 è racchiusa la fantasia, la genialità, la perizia tecnica e la capacità di arrangiarsi, in senso buono, propria non soltanto di Carlo Abarth ma di un’intera generazione di appassionati: dai ragazzini che “truccavano” lo scooter in cantina, agli uomini della Ferrari, che ci regalavano le emozioni forti della F1. Un periodo d’oro.
Oltre che sulla potenza e sulla velocità, il piccolo mostro costruì il proprio mito sull’assetto abbassato con sospensioni speciali, pneumatici molto larghi e parafanghi di conseguenza molto pronunciati.

Tutto ciò conferì alla vettura non soltanto un aspetto molto grintoso, ma anche un comportamento stradale non facile da interpretare ma assai efficace per i piloti che riuscivano a capire come domarla.
Un’altra parte del mito nacque dalla livrea giocata su colori esclusivi e decorazioni insolite.
Le tinte e i fregi non sono paragonabili a quelli delle sgargianti auto da corsa d’oggi, eppure nella loro semplicità riuscirono a comunicare che dentro le forme prese da una tranquilla utilitaria vibrava l’anima insidiosa e pungente dello scorpione nero che nobilitava la calandra.

L’ultima gara ufficiale della Abarth 1000 TCR fu a Magione il 28 novembre 1976.
Nella foto conduce Enrico Pasolini davanti alle avversarie di sempre NSU TT e Simca 1000.

I modelli BRM e TTS hanno il telaio in alluminio anodizzato con la trasmissione posteriore a camber negativo.

Rispetto ai precedenti modelli della stessa serie, i supporti dell’assale posteriore sono stati riprogettati per poter ospitare i cuscinetti a sfera.

A ricambio sono disponibili gomme anteriori e posteriori ribassate

Tutti i modelli nella confezione vengono forniti, oltre al cofano motore, di alettone rigido

Le livree BRM sono la BRM 087 #91 e la BRM 084 #485

Le livree TTS sono la TTS 013 #264 e la TTS 011 #129

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