Watson Roadster Offy – Indianapolis

In questa nuova serie è stata apportata una modifica strutturale alla parte tecnica, sostituendo il telaio in ottone con il Silver Nickel, già usato sia per le Lotus 38, la F1 Lotus 79 ed i telai GT universali.
L’ utilizzo del Silver Nickel rende il telaio più resistente rispetto all’ottone.

Le 3 nuove versioni sono:
La gialla e nera Konstant Hot Special di Al Keller, pilota che ha disputato 6 edizioni della 500 miglia di Indianapolis a partire dal 1955. Nell’ ultima partecipazione ha ottenuto il suo miglior piazzamento in 5a posizione finale, proprio nel 1961 con la Konstant Hot Special numero 19, pur partendo solamente col 26° tempo in prova con una gara tutta in rimonta.

La bianca e rossa di Rodger Ward, con la vettura n° 3 della Leader Card Special ha vinto l’edizione 1962 della 500 miglia di Indianapolis, partendo dalla prima fila col secondo tempo, bissando il successo del 1959 e migliorando il secondo posto del 1960 alle spalle di Jim Rathmann con la Ken Paul Special numero 4 (modello già prodotto da Ostorero e che fa parte della stessa collezione).

La vettura nera e rossa è quella di Roger McCluskey che ha partecipato all’ edizione del 1961 con la Racing Associates n° 22 come “rookie” vale a dire esordiente, senza troppa fortuna, essendosi fermato al giro 51 dei 200 totali a causa di un incidente, ma la sua vettura era molto particolare, perchè a differenza delle altre, aveva il tubo di scarico in basso e sul lato destro, esattamente all’opposto delle altre principali vetture in pista.

La prima uscita sarà quella di Rodger Ward (bianca e rossa n° 3) disponibile come al solito in RTR, Kit preverniciato o completamente da assemblare e verniciare. A seguire le altre 2 versioni.

Ulteriori informazioni su
www.ostorero.com – info@ostorero.com

Riguardo

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4 commenti su “Watson Roadster Offy – Indianapolis

  1. Complimenti, veramente belle e direi ideali per campionati con macchine fisse in pista, almeno si vedono delle macchine diverse.

    Vanda 🙂

  2. guidandole con accortezza per non sbattere, a parte il fatto che il peso e il motore tendono a far arrivare “lunghi” proprio come erano ai tempi coi tamburi da panico che tenevano la prima frenata ma poi dovevi attaccarti al motore (ovvio senza magnete), la guida risulta divertente e piacevole anche su tracciati con curve e non ovali. L’anno a venire, dopo Le Mans, a Sondrio ci dovrebbe essere Monza, quella completa delle sopraelevate, in versione 1000km ma credo che consumeremo le gomme (ne ho già di scorta) rievocando anche l’unica 500 miglia fatta in Europa e credo di non sbagliarmi).

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